Cultura del castagno: i pollini raccontano una storia romana

16.11.2022 | Gottardo Pestalozzi | News WSL 

Il castagno e il noce sono specie arboree economicamente importanti in Europa. Il fatto che oggi i loro frutti e il loro legno siano così diffusi è merito degli antichi Romani. I ricercatori dell'Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio WSL e dell'Università di Berna hanno ripercorso la storia della loro diffusione basandosi su pollini e macroresti vegetali.

L'Impero Romano non solo unificò la lingua, la religione, la cultura e le procedure amministrative dei popoli conquistati, ma influenzò anche le abitudini alimentari. In uno studio pubblicato sulla rivista "Environmental Archeology", quattro ricercatori hanno tracciato la storia etnobotanica del castagno (Castanea sativa) e del noce (Juglans regia). Per la prima volta è emerso un quadro completo della storia colturale e della diffusione e di queste due specie arboree in Europa.

Una storia etnobotanica

Già nel corso del primo millennio a.C. si hanno le prime evidenze di coltivazione del castagno e del noce. Lo studio mostra ora il ruolo decisivo delle conquiste romane nella diffusione di queste due specie arboree nell'Europa centrale e occidentale. Questo vale in particolare per il castagno, la cui diffusione ha conosciuto una vera e propria esplosione in seguito alle campagne romane di conquista, soprattutto sul versante meridionale delle Alpi e in Francia. Per il noce, specie che aveva già beneficiato di una certa diffusione durante l’Età del Ferro, la colonizzazione romana è coincisa con un consolidamento della sua presenza.
Testi antichi testimoniano che sia i Romani che i Greci, coltivavano il castagno soprattutto per la sua capacità di produrre rapidamente un legno molto resistente. Del noce, invece, si apprezzavano sia i frutti che il legno. Con la diffusione del castagno in molte regioni europee, l'Impero Romano pose le basi per la cultura medievale della castagna, che divenne in molti casi un alimento base per la sussistenza nelle aree montane, tanto da giustificare l’appellativo di  "albero del pane", come era per esempio il caso  nella Svizzera meridionale. Oggi entrambe le specie arboree sono economicamente importanti in Europa, sia per il legno che per i frutti.

Una distribuzione tracciata grazie alla sintesi i dei ritrovamenti di polline e resti di frutti

Studiando l’insieme dei dati disponibili in termini di pollini (palinologia) e resti vegetali provenienti dai siti archeologici (archeobotanica), i ricercatori hanno potuto ricostruire la distribuzione passata delle due specie arboree. Per questo progetto, il team guidato da Patrik Krebs, geografo del WSL, ha preso in considerazione i territori compresi nell’Impero Romano all’epoca della sua massima espansione. Dopo un'analisi sistematica dei dati del Neotoma Paleloecology Database, i ricercatori hanno incrociato i dati ottenuti con le evidenze archeologiche, i resoconti storici e la letteratura scientifica esistente. È così stato possibile tracciare una mappa accurata della storia della diffusione per mano dell’uomo del castagno e del noce nel continente Europeo.

Per i dettagli, vogliate leggere su Environmental Ecology The Roman Legacy on European Chestnut and Walnut Arboriculture



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