Inverni troppo miti: quali conseguenze per gli alberi?

19.03.2020  | Michèle Kaennel Dobbertin / Università di Neuchâtel | News WSL 

 

Nei giardini e nelle siepi, le prime foglie si dispiegano, i fiori degli alberi da frutto attraggono le api. Anche nella foresta i boccioli stanno per aprirsi. La primavera sta arrivando - ma anche quest'anno la sveglia ha suonato troppo presto. Infatti, gli alberi nelle nostre regioni hanno bisogno di una certa quantità di freddo, mentre gli inverni diventano sempre più miti. E il rischio di gelate tardive rimane molto reale. I ricercatori dell'Istituto federale di ricerca WSL e dell’Università di Neuchâtel stanno studiando gli effetti sulla vegetazione delle temperature invernali troppo miti.

L'inverno 2019-2020 è stato il più mite mai registrato in Svizzera, il mese di febbraio in particolare ha stabilito nuovi record. Le stazioni di MeteoSvizzera hanno misurato per diverse notti temperature che non sono scese sotto i 10°C o addirittura 12°C, nonché giornate con valori superiori ai 20°C (ad es. 24,6°C a Biasca il 24 febbraio). Tuttavia, per assicurarsi che l'inverno sia finito e per consentire una crescita ottimale, gli alberi e gli arbusti nei climi temperati hanno bisogno di una certa quantità di freddo. "Quando i boccioli non sono stati esposti al freddo, gli alberi non escono correttamente dal loro riposo invernale - fase che gli specialisti chiamano dormienza. Al termine, alcuni germogli non riescono nemmeno a svilupparsi correttamente", spiega Frederik Baumgarten, dottorando in biologia presso l'Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio WSL.

Nell’ambito di un esperimento in corso, il giovane ricercatore sta quantificando sperimentalmente il fabbisogno di freddo degli alberi. A questo scopo ha collocato in camere climatiche oltre 2000 ramoscelli di sei specie comuni in Svizzera e li ha esposti per diverse settimane a diverse condizioni invernali - più o meno fredde, più o meno lunghe.

A qualcuno piace freddo…

I primi risultati mostrano che alcune specie come la quercia o la betulla hanno bisogno di meno freddo di altre per uscire dal loro riposo invernale. Il loro sviluppo primaverile potrebbe quindi essere sempre più precoce man mano che il clima si riscalda. Al contrario, altre specie come il faggio o l'acero hanno bisogno di una quantità piuttosto importante di freddo per garantire uno sviluppo ottimale in primavera. "Le mie analisi mostrano che certe temperature, specialmente sotto i 4°C, sono più efficaci nel ‘risvegliare’ certe specie, mentre per altre, le temperature sotto i 10°C sono tutte parimenti efficaci nell'interrompere la dormienza", commenta Frederik Baumgarten.

Yann Vitasse, che sta supervisionando la tesi del giovane biologo al WSL, dichiara: "Per il momento, la quantità di freddo per interrompere la dormienza dei germogli sembra ancora sufficiente in Svizzera per la maggior parte degli alberi delle nostre foreste, persino dopo quest'inverno. Temperature di fine inverno molto miti come quelle di quest'anno stimolano quindi l'inizio della vegetazione. Questo vale soprattutto per le specie precoci che hanno bisogno di meno freddo per svegliarsi, come molti alberi da frutto, ma anche i carpini, le betulle e molti arbusti." Per esempio, le analisi di lunghe serie di dati dell'Università di Neuchâtel e del WSL mostrano che i fiori di melo e di ciliegio sono ora circa due settimane più precoci rispetto agli anni Settanta.

… ma attenzione alle gelate primaverili

Iniziando prima in risposta al riscaldamento globale, la vegetazione potrebbe essere più vulnerabile alle gelate primaverili. Quest'anno il rischio è già elevato a causa della mitezza del mese di febbraio, ma i danni effettivi dipenderanno in ultima analisi dalle fluttuazioni delle temperature nei mesi di marzo e aprile. "Tuttavia, con l'aumento generale delle temperature, il rischio di gelo non è aumentato in modo significativo in pianura", precisa la professoressa Martine Rebetez, che ha recentemente diretto due studi su questo fenomeno. "Mentre sopra gli 800 m di altitudine, è leggermente aumentato."

Nel 2016 e nel 2017 si sono verificati in aprile, dopo periodi già molto miti, eventi di gelo molto dannosi. Soprattutto quello del 2017 ha causato enormi danni ai frutteti in Svizzera, Austria e Germania. "Ma le nostre ricerche hanno dimostrato che si è trattato  di una situazione eccezionale. Alle nostre latitudini, il gelo è un rischio che abbiamo sempre dovuto affrontare. D’altronde infatti i detti tradizionali auspicavano che piovesse fino all'inizio di maggio, perché una copertura nuvolosa impedisce il forte raffreddamento notturno e quindi il rischio di gelo", ricorda Martine Rebetez.

 

Comunicato stampa della Universitá di Neuchâtel: http://unine.ch/unine/home/pour-les-medias/communiques-de-presse/hivers-trop-doux--quelles-conseq.html

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