Le chiome degli alberi proteggono gli organismi nel bosco dal riscaldamento climatico

Con la loro copertura rinfrescante le chiome degli alberi proteggono gli organismi del bosco da temperature estreme. Questo fatto influenza gli organismi riguardo la loro capacità di adattarsi al riscaldamento climatico: lo dimostra uno studio internazionale svolto sotto la guida dell’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio WSL che compare oggi sulla rivista «Science».

All’interno del bosco il clima non è lo stesso di quello che c’è fuori. È una cosa che sappiamo tutti, quando nelle calde giornate estive cerchiamo un po’ di refrigerio sotto le chiome degli alberi. Per gli studi scientifici, il riscaldamento climatico per eccellenza è quello che viene misurato da migliaia di stazioni meteo sparse in tutto il mondo. Queste di norma si trovano in campo aperto e misurano la temperatura a un’altezza tra 1,5 e 2 metri. In tutto il mondo, tuttavia, una gran parte di tutte le specie terrestri vive nei boschi, nel sottobosco e anche nel suolo. Di conseguenza, i dati climatici provenienti dalle stazioni situate in campo aperto sono solo limitatamente significativi.

Ora un gruppo internazionale di ricercatori, guidato dal WSL e dall’università di Cambridge, ha misurato per la prima volta il riscaldamento del clima sotto la copertura delle chiome e quindi la differenza rispetto al riscaldamento in campo aperto. A tal fine, il gruppo condotto da Florian Zellweger del WSL ha misurato in 100 siti la temperatura all’interno del bosco. Ho poi combinato queste cifre in un modello numerico con i dati sulla densità delle chiome degli alberi risalenti fino a 80 anni prima presi su quasi 3000 siti con programmi di osservazione a lungo termine, di cui 37 nel Giura svizzero.

I ricercatori scrivono nella rivista «Science» che il riscaldamento climatico misurato in campo aperto non rispecchia sufficientemente l’evoluzione della temperatura sotto alla copertura delle chiome. Quando quest’ultima si infittisce, attenua il riscaldamento del clima per gli organismi che vivono sotto, mentre quando si dirada le temperature aumentano in modo repentino. «Questo è importante per comprendere l’impatto dei cambiamenti climatici sulla biodiversità nel bosco», spiega il responsabile dello studio Florian Zellweger del WSL.

Adattamento ritardato al clima

Tutti gli organismi hanno una temperatura ottimale per la crescita. Quando il clima si riscalda, le specie termofile ne approfittano e scalzano quelle criofile, che sono costrette a spingersi ad esempio ad altitudini più alte. La temperatura ottimale degli organismi nel bosco è tuttavia nettamente inferiore alle temperature effettivamente misurate. Ciò significa che sono in grado di adattarsi ai cambiamenti climatici solo con ritardo. «Molte specie vivono in un campo di temperatura progressivamente subottimale in riferimento al riscaldamento del clima», dichiara Zellweger.

Ciò significa che una perdita delle chiome protettive degli alberi – sia essa causata dalla natura o dall’uomo – si tradurrebbe in un drastico riscaldamento supplementare per le piante sottostanti, al quale non sono preparate. Improvvisamente il loro habitat fresco, ombreggiato e nella maggior parte dei casi anche umido si troverebbe molto più spesso e per periodi molto più lunghi esposto al caldo soffocante e nello stesso tempo il suolo diventerebbe più arido. Molte specie non sarebbero in grado di adattarsi in modo sufficientemente veloce, verrebbero scalzate dalle specie termofile e sarebbero così destinate a estinguersi a livello locale. Il previsto aumento delle ondate di calore estive in Europa potrebbe causare un cambiamento della biodiversità dei boschi e «mettere sotto pressione alcune specie», conclude Zellweger. I silvicoltori dovrebbero quindi tenere conto dell’impatto degli interventi forestali sulle condizioni climatiche all’interno del bosco e dei loro effetti sulla biodiversità.

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