Mai senza crosta!

In molte regioni della Terra il freddo e la siccità sono tali da impedire quasi del tutto la crescita vegetale. In questi ambienti freddi e aridi il suolo è reso stabile dalla presenza di una crosta di protezione che si forma grazie all’opera di vari tipi di organismi. Si tratta di organismi poco appariscenti che arricchiscono il sottosuolo di nutrienti e humus e promuovono lo sviluppo del suolo. Il calpestio o il transito veicolare distruggono questo sottile strato superficiale che costituisce la crosta biologica, rendendo in tal modo il suolo vulnerabile ai fenomeni di erosione.

Il freddo glaciale della notte, l’irraggiamento solare eccessivo durante il giorno, l’alternarsi di piogge torrenziali e condizioni desertiche spiegano perché molte delle superfici situate in alta montagna o in zone molto aride sembrano essere prive di forme di vita. Si tratta tuttavia di un’assenza solo apparente: la superficie più esterna (spessa pochi millimetri) di questi suoli a prima vista spogli è in realtà densamente popolata da organismi che formano uno strato sottile che pullula di vita, denominato crosta biologica.

Una comunità di esperti in sopravvivenza

Licheni, alghe, batteri, briofite e funghi formano una complessa comunità di organismi esperti in sopravvivenza, poco appariscenti ma molto efficienti sul piano ecologico. Resistono a molte situazioni, alcune specie di licheni sopravvivono addirittura due settimane nello spazio. Possono essiccarsi completamente senza subire alcun danno e, riumidificandosi, tornare rapidamente ad essere vitali. È sufficiente la rugiada mattutina per stimolarne in pochi secondi il metabolismo.

La comunità di questi organismi è tenuta insieme da veri e propri adesivi, sostanze secrete dagli organismi stessi che legano in modo duraturo le singole particelle del suolo. Si forma così una crosta che impedisce all’acqua e al vento di erodere i suoli poveri e quindi lo spazio in cui vivono gli organismi. Le croste biologiche intatte rappresentano pertanto un’importante protezione contro l’erosione nelle zone di alta montagna.

Gli organismi del suolo che popolano le croste biologiche, inoltre, preparano i semenzai per piante a fiori. Molti licheni e alcuni batteri, legando l’azoto atmosferico, accrescono costantemente la fertilità dei suoli ancora giovani. Ogni anno, diversi chili di azoto per ettaro confluiscono in questo modo nei suoli spogli poveri di nutrienti. Questi esseri viventi contribuiscono quindi in misura rilevante alla formazione dei suoli.

Vulnerabilità

In Svizzera le croste biologiche sono presenti soprattutto nelle regioni alpine e nei prati secchi. A livello globale presentano una diffusione molto ampia e, con circa 50 milioni di chilometri quadrati, coprono una superficie pari a circa cinque volte quella dell’Europa. Sono particolarmente frequenti nelle zone aride e nei deserti di ghiaccio dove sono ben studiate, a differenza di quelle presenti nelle Alpi. La loro biomassa è abbondante: nelle croste è contenuto circa il sette per cento del carbonio fissato dalle piante a livello mondiale.

I piccoli artefici della sopravvivenza sono estremamente robusti; molto meno lo è invece la crosta biologica, estremamente vulnerabile alle pressioni meccaniche. Gli scienziati hanno dimostrato che l’impronta di un piede nell’Antartico può essere individuata anche a oltre 100 anni di distanza. Il calpestio o il transito veicolare incontrollati rompono la crosta e favoriscono l’erosione. Nei prati secchi della Svizzera, oltre al pascolo con un numero elevato di animali o con animali di grossa taglia, anche la concimazione è un elemento che contribuisce alla rapida scomparsa delle croste terrestri. Nel nostro Paese, pertanto, molti licheni e briofite che vivono in questi ambienti sono minacciati. Affinché il fragile ambiente delle croste biologiche possa svolgere anche in futuro le sue funzioni di protezione, è indispensabile una sua attenta gestione.

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 2015 «Anno internazionale dei suoli». Per evidenziare l’importanza rivestita dagli organismi del suolo per la vita dell’uomo, l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) e il Programma nazionale di ricerca «Risorsa suolo» (PNR 68) presentano ogni mese un organismo vivente. Tutte le schede finora pubblicate possono essere scaricate al seguente indirizzo: www.suoli2015.ch.

Contatti

Prof. Dr. Christoph Scheidegger

Coordinazione «anno internazionale dei suoli 2015»

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