Siccità dell’estate 2018: un decimo delle foreste dell’Europa centrale ha perso foglie prematuramente

2.11.2020  | Beate Kittl | News WSL

 

Nell’estate siccitosa del 2018, nel dieci per cento delle foreste dell’Europa centrale gli alberi hanno perso prematuramente alcune o tutte le foglie. È quanto emerge dai calcoli e dalle analisi delle immagini satellitari dell’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio WSL. Le aree più colpite sono state la Germania centro-orientale e la Repubblica Ceca. Dato che nelle montagne svizzere il clima è stato meno caldo e secco, le foreste di questa regione sono state danneggiate in misura minore.

La siccità ha colpito in forte misura le foreste della Svizzera settentrionale, sul versante meridionale del Giura e nella valle principale del Canton Vallese, come riporta il team di ricerca del WSL nella rivista di settore «Global Change Biology». Si era programmato un modello di calcolo (un algoritmo) che, sulla scorta di immagini aeree e misurazioni satellitari, andasse a calcolare la diffusione della caduta prematura del fogliame in tutta l’Europa centrale, dalla Germania settentrionale fino al Nord Italia. Ciò è stato reso possibile dal nuovo satellite Sentinel per il monitoraggio della Terra, per la prima volta capace di fornire un’elevatissima risoluzione temporale (un’immagine ogni 2-3 giorni) e spaziale (10x10 metri).

I ricercatori volevano anche scoprire quali fattori rappresentassero un rischio particolare relativamente ai danni da siccità, ad esempio la profondità e l’umidità del terreno, l’inclinazione dei pendii e l’altezza della vegetazione. A tale scopo hanno impiegato dei modelli in grado di raffigurare l’intera vegetazione della Svizzera e il contenuto d’acqua, modelli anch'essi sviluppati presso il WSL.

Le località più colpite

Il risultato: gli effetti più devastanti hanno interessato perlopiù le regioni caratterizzate da un clima caldo-secco, con valori di temperatura e siccità più alti rispetto alla media di molti anni, colpendo in modo particolare gli alberi di piccole-medie dimensioni e in terreni scoscesi, così come su terreni piani. Le località simili con alberi di queste caratteristiche potranno quindi essere classificate in futuro quali fattori di rischio per i danni da siccità. «In una seconda fase intendiamo elaborare un modello di previsioni in grado di pronosticare i possibili danni di grandi aree forestali», afferma Philipp Brun, che ha svolto lo studio insieme a colleghi del WSL e in collaborazione con l’Università Grenoble Alpes.

Una grande sofferenza per gli abeti

Le nitidissime immagini satellitari consentono di differenziare tra latifoglie e conifere. Mentre in Svizzera sono perlopiù le latifoglie - e in particolare i faggi - a perdere prematuramente il fogliame, nel resto dell’Europa centrale questo destino interessava più che altro gli abeti. Per questi alberi, una perdita totale degli aghi è un fenomeno letale. Successivamente, molti degli abeti già indeboliti dalla siccità sono morti per un’infestazione da scarabeo di corteccia.

Negli ultimi 150 anni, in molti Paesi si sono piantati abeti su grandi aree lungo il confine caldo-secco del loro territorio di espansione, spiega Brun. Nel 2018 tanto i faggi quanto gli abeti avevano già sofferto condizioni che in molti luoghi andavano oltre il loro margine di tolleranza.

Nell’estate del 2018 l’Europa centrale ha sperimentato il periodo di siccità e l’ondata di calore più estremi dagli inizi delle registrazioni meteorologiche. Sulle foreste ciò ha avuto effetti più devastanti di qualsiasi altra epoca di siccità registrata negli ultimi 60 anni. «Se fenomeni simili si ripetono con maggior frequenza, può accadere che faggi e abeti nelle regioni colpite nel 2018 non riescano a sopravvivere nel lungo termine», dice il responsabile dello studio Niklaus Zimmermann, ecologo presso il WSL. Nelle stesse regioni, le querce che necessitano di meno acqua e quindi riescono ad affrontare meglio la siccità, non hanno quasi perso le foglie.

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