Contenuto principale
02.03.2017 | News
Nelle superfici boschive colpite dalle tempeste c’è circa il doppio delle specie di insetti presenti nei boschi inviolati: sono i dati che emergono da uno studio dell’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio WSL. Il motivo? Molti insetti boschivi in pericolo di estinzione traggono vantaggio dalle superfici boschive aperte che le tempeste si lasciano alle spalle.

Vivian, Lothar o Kyrill: le tempeste sono il più frequente fattore di disturbo naturale che colpisce i boschi europei e una forza trainante della dinamica del bosco. Gli sradicamenti da vento cambiano gli habitat, perché causano l’apertura di luoghi prima ombreggiati e quindi il cambiamento sia del clima che della vegetazione locale. Inoltre le tempeste producono molto legno morto, dal quale dipende circa un quarto di tutti gli organismi che vivono nel bosco.
I ricercatori del WSL hanno catalogato le varie specie di insetti presenti in tre superfici boschive distrutte dalla tempesta Lothar nel 1999: una faggeta a Sarmenstorf (AG), un’abetaia a Messen (SO) e un bosco misto ad Habsburg (AG). Qui per due estati, con l’aiuto di trappole aeree e a caduta, sono stati raccolti gli insetti per poi determinarne la specie in laboratorio. Come superfici di controllo sono stati utilizzati boschi vicini ma risparmiati dalla tempesta.
Nella maggior parte dei casi, dopo una tempesta i proprietari dei boschi raccolgono i tronchi per venderli. Queste attività di sgombero pregiudicano però lo sviluppo naturale del bosco, perché viene ad es. rimosso il legno morto tanto importante per gli insetti. Per questo motivo, all’interno delle superfici colpite dalla tempesta i ricercatori hanno analizzato le varietà di insetti sia nelle zone sgomberate che in quelle non sgomberate.
Specie esclusive nelle zone colpite da sradicamenti da vento

Nelle zone colpite da sradicamenti da vento vivono sia specie tipiche del bosco, sia specie tipiche dei paesaggi aperti, una circostanza che non aumenta solo la quantità assoluta di insetti, ma, come hanno scoperto i ricercatori, anche il numero delle specie. In media le zone colpite da sradicamenti da vento erano popolate dal doppio delle specie che si trovavano nei boschi inviolati, senza contare che le varietà di api, vespe e cimici erano addirittura presenti in misura quasi quattro volte superiore.
“Inoltre, le zone colpite da sradicamenti da vento attirano numerosi coleotteri in pericolo di estinzione, soprattutto quelli che dipendono dal legno morto”, spiega Beat Wermelinger, entomologo forestale presso il WSL e primo autore dello studio. “I boschi inviolati erano invece popolati da insetti meno esclusivi”, ammette Wermelinger. Qui erano più frequenti carabidi e scolitidi, considerando che il 72 % degli scolitidi appartenevano alla specie Xylosandrus germanus, una varietà importata.
Lo sgombero a mosaico aumenta la biodiversità
Le zone colpite dalle tempeste sgomberate e quelle non sgomberate non presentavano nessuna differenza dal punto di vista della biodiversità: solo il numero delle specie di aracnidi era più alto nelle prime. La struttura tassonomica era tuttavia nettamente diversa: meno di due terzi delle specie erano presenti in entrambe le zone (sgomberate e non sgomberate). Infatti, anche se con lo sgombero del legno spariscono gli habitat per i tarli, si creano però nuovi microhabitat ad es. per le api o le vespe.
“La gestione a mosaico è un’eccellente base per garantire un’alta biodiversità”, conclude Wermelinger sulla base dei risultati dello studio che sono stati ora pubblicati sulla rivista specializzata Forest Ecology and Management. Gestione a mosaico significa che, dopo il verificarsi di tempeste importanti, all’interno dell’area colpita dovrebbero essere previste sia zone sgomberate, sia zone non sgomberate: in questo modo si mantiene e favorisce in modo mirato la biodiversità di un bosco.
Effetti valutabili solo a lungo termine
Il fatto che nelle zone colpite da sradicamenti da vento non sgomberate la biodiversità non sia significativamente maggiore potrebbe stupire. “Probabilmente il motivo è dovuto al fatto che, anche dopo lo sgombero dei tronchi, rimane a terra sempre una sufficiente quantità di legno morto”, rivela l’esperto di insetti. “Contrariamente a ciò che avviene in Scandinavia, dove dopo la raccolta del legno sradicato dalla tempesta rimangono a terra solo dieci metri cubi circa di legno per ettaro, nei boschi svizzeri ne rimangono sempre ancora circa cinquanta”. Mediamente, in un ettaro di bosco svizzero si trovano almeno 24 metri cubi di legno morto.
Tuttavia, i grandi tronchi di legno morto sono praticamente spariti dai boschi e dalle zone colpite dalle tempeste e in seguito sgomberate. Molte specie di coleotteri che vivono nel legno morto dipendono tuttavia da queste grosse dimensioni, perché solo i grandi tronchi marci forniscono un habitat stabile e sufficientemente umido a lungo termine. “Per questo motivo saremo in grado di valutare gli effetti reali della raccolta di tronchi di legno solo tra alcuni decenni”, conclude Wermelinger.